COME È QUANDO FARE UN “ALT” PERFETTO

COME È QUANDO FARE UN “ALT” PERFETTO

Oggi affrontiamo un argomento che spesso è familiare solo a chi fa dressage.

Come sapete il dressage non è altro che “addestramento” e quindi “allenamento”. Non c’è persona che può pensare di montare bene senza avere una buona base in dressage.

Prima di tutto: Nessuna figura o esercizio di dressage è mai fine a se stesso.

Ogni cosa è stata meticolosamente studiata per lavorare sui punti chiave che portano il cavallo a mantenere un ottimo stato di salute mentale e fisica negli anni, anche se sottoposto regolarmente a sforzi importanti.

A tal scopo, ogni cosa ha un suo momento dedicato. Non si possono saltare le tappe. Non se l’idea dell’addestramento è quella che abbiamo appena descritto...

Posso chiedere al cavallo di fermarsi anche il giorno dopo la doma, dal passo o dal trotto, ma non posso pensare di fare le cose come andrebbero fatte.

Tirando o insistendo il cavallo si ferma, certo! Ma l’alt richiesto nelle riprese è (come ogni esercizio) un test per capire a che punto siamo (cavallo e cavaliere).

Se fate entrare sulla linea centrale un binomio (trotto seduto) e lo fate fermare al centro notate subito la preparazione del cavaliere (se sa ha un buon controllo del suo corpo, se sa che cosa sono le mezze fermate e sa usarle correttamente e tempestivamente, se conosce il suo cavallo, se lo ascolta e agisce di conseguenza, se ha una buona percezione di come è messo il cavallo durante l’esercizio, ecc.) e quella del cavallo (se fatica ad accettare gli aiuti, se e quanto è sensibile a questi ultimi, se rimane sciolto e rilassato dall’inizio alla fine, se riesce a portare una buona parte del suo peso con il posteriore o se è pesante davanti e va a pesare sull’imboccatura, ecc.).

Insomma... è una richiesta per nulla facile e il binomio deve avere una grande sintonia perché la cosa risulti bella da vedere.

Inoltre, non basta che tutto sia bello e armonico. Una volta fermo il cavallo, vorremmo che fosse “piazzato” (gambe davanti pari, gambe dietro pari - di lato si vedono due sole gambe).

Ora direte... “ma chissene frega...” l’importante è che l’intervento sia minimo e la comunicazione tra cavallo e cavaliere sia buona.

Vero! Per il primo periodo (cavallo giovane - 3/4 anni). Poi ci interessa e come... sempre se non vogliamo che il lavoro sia fine a se stesso. L’alt infatti non si esegue tanto per il piacere di fermare il cavallo, quanto per controllare 1) la qualità della comunicazione tra cavallo e cavaliere (cavallo negli aiuti); 2) la capacità di riunione del cavallo.

Riunione, sì. Per essere corretto e chiuso, senza i posteriori che stanno troppo indietro/in fuori, questi devono, infatti, essere portati ben sotto. Il cavallo deve essere in grado di flettere le articolazioni posteriori in modo da abbassare apparentemente la groppa. Addome e schiena del cavallo deve essere preparati sufficientemente per questo tipo di azione.

Le transizioni sono preziose e vanno integrate nel lavoro tutte le volte. Si passa da quelle più semplici tra passo e trotto (e viceversa) e trotto e galoppo, a quelle alt - trotto e trotto - alt.

Non a caso nelle prime categorie di dressage (soprattutto in quelle riservate ai cavalli giovani) all’inizio l’alt non è ancora richiesto. Si entra al trotto sulla linea centrale, ma senza fermarsi. Il cavallo in questa prima fase non è ancora in grado di lavorare in riunione. Si lavora sulle basi (ritmo, decontrazione, contatto - comprensione e accettazione degli aiuti - serenità in generale tra cavallo e cavaliere).

In questa prima fase, quando riesco a fermare il cavallo senza dover intervenire troppo con le mani, la funzione è più che altro educativa. La prima cosa è, infatti, far capire al cavallo che alt significa stare fermi e attendere un comando nuovo. Attento, ma calmo. Non “mi fermo e poi inizio a spostarmi a destra e a sinistra, in avanti e indietro e non vedo l’ora di ripartire”.

Ora... ci sono i cavalli particolarmente agitati, che odiano stare fermi. In effetti è un po’ contro la natura del cavallo. Di solito, se vogliono evitare una cosa, scappano in avanti. Il fatto di insistere a volerli far stare fermi potrebbe avere un effetto contrario, ossia potrebbe far agitare ulteriormente il cavallo. Se così fosse, è meglio non insistere troppo con questo esercizio. Si rischia solo di peggiorare le cose dando troppo peso ad un problema. Proverò ogni tanto, in mezzo ad altre cose, quasi dandogli poca importanza e ripartendo non appena sta fermo un secondo.

L’importante è che sia io a chiedere la partenza e non il cavallo ad auto gestirsi. Non ripeto 10 volte l’alt, ma mi accontento di 2-3 volte venuto benino. La volta dopo, in caso, riprovo. Ogni esercizio nuovo va inserito a fine lavoro (quando il cavallo ha già lavorato ed è più rilassato) e affrontato quasi come un gioco, senza dargli troppo peso, per il momento.

Con un cavallo tranquillo posso stare fermo anche diversi secondi, a piacimento.

Come regola di base vale che non accetto spostamenti indietro o laterali. Intervengo con le gambe e l’assetto per correggere eventuali tentativi di “evasione”. Se il cavallo si sposta in avanti è meno grave. E’ segno di scarsa pazienza, ma non di rifiuto verso il cavaliere e ciò che sta facendo.

Un cavallo che fugge indietro può trasformarsi in un problema. Da lì è un attimo che la cosa si trasformi in impennata. Se invece chiedo al cavallo di avanzare, elimino il problema ancor prima che lo diventi.

Le prime volte mi fermerò lungo la staccionata/il muro, in modo da facilitare le cose al cavallo. Sarà più facile tenerlo dritto, dal momento che basta intervenire con la gamba interna per tenere in fuori il cavallo. Quindi... verso il “muro” e (in caso) in avanti. Una volta fermo pretendo un attimo di pazienza, poi riparto e accarezzo.

Quando tutto viene bene sulla pista (con una certa sicurezza), inizio a fermare il cavallo in mezzo al campo o sulla seconda pista. Ora tenerlo dritto sarà più difficile. Se intervengo troppo con la gamba per correggerlo, potrebbe evadere dal lato opposto.

E’ più facile che il cavallo si fermi dritto se prima di fermarmi arrivo con un buon ritmo e fascio bene il cavallo con le gambe, in modo pari da entrambi i lati. Le mie gambe (e le mani/redini) formano una sorta di corridoio invisibile. Se manca ritmo il cavallo tenderà facilmente a barcollare a sinistra e a destra.

Verso i cinque anni (dopo due anni di lavoro fatto come si deve), inizio a pretendere un po’ più di precisione da parte del cavallo. Non mi basta più che ci sia una buona comunicazione e che tutto “fili liscio” (per esempio che io debba usare pochissima mano per arrivare a fermare il cavallo dove voglio io e che stia fermo tranquillo fino a nuovo ordine) . Ora inizio a puntare al vero senso della lezione: la riunione. Il cavallo avrà imparato sempre meglio a percepire e a reagire ai miei aiuti e sarò in grado di preparare l’alt sufficientemente, in modo che sia subito corretto (chiuso e piazzato).

Se così non fosse... controllo quale gamba esce (se non lo sento da sopra - con il tempo imparerò anche questo) e correggo la posizione. Mai indietro! Non faccio mai spostare indietro una gamba al cavallo, ma sempre in avanti. Se per esempio il posteriore sinistro sta in fuori/indietro, intervengo con la gamba sinistra (e di conseguenza con il bacino - da quella parte). Il cavallo dovrà spostare in avanti il suo posteriore e portarlo nella giusta posizione, senza muoversi dalla sua posizione! Non è per niente facile, o meglio, ci vuole del tempo per far capire che è una correzione puntuale, diversa dal comando “avanza”.

Una persona da sotto può aiutare ad insegnare la cosa al cavallo (e al cavaliere). Con uno stick/frustino lungo può toccare la gamba fuori dalle righe con piccoli impulsi, fino a quando il cavallo la alza e la sposta nella desiderata posizione. Se non lo fa si rimane tranquilli e si riprova, magari provando in un altro punto o intervenendo anche con la voce. Appena c’è la reazione desiderata arrivano carezze e complimenti! Devo subito far capire che quella è la cosa che volevo.

Con calma, un po’ alla volta, cavallo e cavaliere impareranno a sintonizzarsi in modo sempre più preciso e puntuale. L’alt non sarà solo più bello da vedere e porterà più punti in una eventuale ripresa, ma avrà sempre di più una funzione allenante, che impegna tutta la parte posteriore del cavallo. Anche addome e schiena si rafforzano e riescono ad alternare sempre meglio e sempre più in fretta contrazione ed allungamento. Il cavallo guadagnerà forza e mobilità, oltre che una sempre maggiore sintonia con il proprio cavaliere (se questo tiene sempre bene a mente gli obiettivi reali dell’addestramento e rispetta i tempi che ci vogliono per arrivare ad ogni cosa).

Anche alt-trotto ha una funzione altrettanto importante nel rinforzare la muscolatura e nel rendere reattivo il cavallo agli aiuti (scattante). Le due cose messe insieme rendono il lavoro completo, migliorando sia la forza portante (quando il cavallo si ferma e porta la maggior parte del peso con il posteriore) che la forza propulsiva (lo scatto in avanti dove il posteriore deve generare una forte spinta in alto/in avanti - come una molla).

Entrambi si sviluppano solo se il cavallo è in grado di portare sufficientemente sotto i posteriori. E’ quindi un esercizio in direzione della riunione, che migliora i presupposti per una buona capacità di riunione.

Come sempre la scala di addestramento va ad intrecciarsi in modo complicato. Lavoriamo sulla riunione prima che essa sia possibile, in pratica. Ogni lavoro è già funzionale anche per il passo successivo.

Tra l’altro, l’alt è una fermata completa (come la mezza fermata, ma senza “essere interrotta” o che comunque porta il cavallo a fermarsi del tutto). Vi invito ad andare a vedere il post sulla MEZZA FERMATA qui sul Blog.

 

Un abbraccio grande,
Daniela

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