Come sentirsi più sicuri in sella 😰

Come sentirsi più sicuri in sella 😰

Superare le paure. 

Quelle dovute ad una caduta o quelle inspiegabili, ma sempre presenti, che ci impediscono di goderci il momento in sella, come lo vorremmo.

L’equitazione è bizzarra. Spesso è la cosa che ci fa stare meglio, ma anche quella che ci mette più in difficoltà.

Sia dal punto di vista psicologico che da quello fisico. Devo essere in grado di adattarmi ai movimenti del cavallo, di stare in equilibrio anche quando questo fa un balzo inaspettato o mi prende un po’ la mano.

Devo riuscire a stare distaccata e calma anche quando la situazione è tutt’altro che tranquilla. Devo pensare che il mio stato d’animo influenza il cavallo, quindi devo, se non altro, fingere una sorta di auto-controllo.

Esistono le situazioni più tranquille e serene. Esistono persone che non hanno idea che cosa voglia dire preoccuparsi o avere qualche timore perché, per loro fortuna, non hanno mai sperimentato qualcosa di rischioso.

Poi esistono persone che non avrebbero motivo di essere preoccupati, perché comunque sono seguiti e vengono messe nelle condizioni migliori a rischio (quasi) zero.

Poi c’è chi per situazioni gestite male o malissimo continua ad accumulare la paura, invece che vincerla. L’inesperienza e la poca stabilità in sella non sono da sottovalutare. A volte si pensa di fare un favore alla persona, portandola al proprio limite e facendole affrontare cose al di sopra delle sue capacità, ma bisogna stare molto attenti.

Alcuni allievi sono poi spericolati e tendono a mettersi nei casini da soli. Amano la sfida e non si rendono conto del pericolo che comporta un comportamento poco serio (me compresa da più giovane).

La cosa può andare bene, ma può anche andare male. Anche qui ci sono persone che superano con facilità l’esperienza (per esempio di una caduta) e c’è chi inizia a temere davvero i cavalli.

Alcuni smettono, altri continuano, sperando di superare la cosa.

L’ultimo caso è quello dei timori normali che si possono avere con cavalli particolarmente difficili o giovani e un pochino imprevedibili. In questo caso anche un cavaliere esperto dovrebbe avere una sorta di limite oltre al quale è bene farsi qualche domanda.

Non è vero che chi ha più coraggio e non si tira mai indietro è più furbo o più bravo. Ho imparato negli anni che molti incidenti o situazioni pericolose si possono evitare. Analizzando bene il cavallo e le circostanze si può fare in modo da minimizzare il rischio.

Il problema qual’è? Che chi paga per avere il cavallo “pronto” e lavorato, spesso non ha la pazienza di fare tutto quello che andrebbe fatto (con estrema calma).

Quest’ultimo caso dei “professionisti” a parte…


Per il resto è fondamentale che la persona si possa trovare in totale sicurezza. Bisogna saper ascoltare i bisogni e “leggere” in faccia a qualcuno quando ha bisogno di qualche attenzione in più.

Spesso si tratta solo di momenti che, una volta superati, non necessitano più di tali attenzioni in più, ma è importante sapere cosa sta accadendo nella testa delle persone.

Una cosa che per qualcuno può sembrare naturale e semplice, per qualcun altro può rappresentare un grande problema.

A prescindere dal motivo, quel problema va preso sul serio!

L’istruttore ha il compito di essere più che solo qualcuno che predica il da farsi.

La lezione va impostata sempre in funzione dell’anello più debole e se questo impedisce lo svolgimento della lezione, significa che quel gruppo non è stato formato bene.

Un principiante totale o una persona che ha subito qualche trauma o che per qualche motivo sente di aver bisogno di ripartire da zero, va trattata singolarmente. Idealmente alla longia, dove non può succedere “nulla”.

Troppi pensieri (gestione della direzione, della velocità, del proprio equilibrio, applicazione della tecnica, controllo dell’ambiente circostante ecc) tendono a mettere ulteriore pressione e a non lasciare la possibilità alla persona di concentrarsi sulla cosa fondamentale, ossia se stessa.

Tutto parte da noi, infatti. La sicurezza è data dal totale controllo del proprio corpo e dalla capacità di adattamento agli spostamenti di ogni genere del cavallo.

Serve un cavallo assolutamente buono, che trasmette fiducia totale, ma che allo stesso tempo permette di sperimentare tali spostamenti. Se non si muove affatto e non avanza e si fa una fatica bestiale per procedere, tutto il focus va a finire sul “come faccio a farlo andare”. Questo non aiuta.

Non aiutano nemmeno elementi tenebrosi, che si spaventano di ogni ombra e foglia che si muove.

Una volta acquisita una certa sicurezza e indipendenza degli aiuti, lavorare da soli (senza longia) diventa pensabile! Prima no (non per tutti).
Il cavaliere deve avere il totale controllo di se stesso e del cavallo alle tre andature, prima di poter essere “liberato”.

Poi si può optare di seguire una guida (sempre un binomio esperto o dove tutto il necessario funziona).

L’ambiente circostanze deve essere favorevole (niente rumori assurdi, lavori in corso, bambini e cani che corrono, movimenti terra o altre sorprese in fianco al campo in quel momento).

Lo spazio deve essere chiuso (o recintato) e non permettere al cavallo di uscire dal campo. Anche solo l’idea potrebbe creare problemi al cavaliere.

Un campo non troppo grande sarebbe meglio. La vicinanza della persona da terra da sicurezza e i comandi possono essere compresi più facilmente.

Esistono poi tutta una serie di esercizi in piano, per l’assetto o, più avanti, con barriere e ostacolini, che aiutano a stabilizzare ancora di più il cavaliere in sella. <br>Tutto va sempre affrontato in modo assolutamente graduale, senza mai tirare troppo la corda. Ogni esagerazione porterebbe ad una perdita dei progressi fatti.

Il binomio si può così formare. Cavallo e cavaliere si conoscono in totale sicurezza e si fidano sempre di più l’uno dell’altro.

Non facile! Il compito dell’istruttore. Ma vitale per quello che può essere l’esperienza di vita di una persona.

I cavalli rappresentano spesso un qualcosa di grande ed inspiegabile per le persone, a prescindere dai timori che ci possono essere fanno stare semplicemente bene. Sono animali con un potere unico. Sono più di uno sport, più di un passatempo. Sono un’occasione per ritrovare se stessi e quando stiamo con loro il tempo si ferma, tutto il resto svanisce.

Non serve a nulla voler dimostrare qualcosa a qualcuno o rischiare inutilmente. Ognuno ha diritto di avere sensazioni del tutto sue e ognuno ha i suoi tempi e le proprie esigenze.

Se il luogo o le persone non rispettano questi fattori forse quello non è il posto giusto. O forse bisogna essere più chiari e coraggiosi nell’affrontare l’argomento paura, sperando di trovare comprensione.

Un abbraccio,

Daniela
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