Perché il lavoro alla longia non è sufficiente

Perché il lavoro alla longia non è sufficiente

Non c’è dubbio sul fatto che il lavoro alla longia sia utile. Vediamo prima i suoi principali vantaggi: 

 

  • Il cavallo si può muovere libero, senza il peso del cavaliere sulla schiena;
  • Può esprimersi senza costrizioni e ripristinare la qualità naturale sei movimenti più facilmente;
  • Può scaricare energie in eccesso e scaldarsi in modo da rendere il lavoro sotto la sella da subito più efficace e confortevole per entrambi (cavallo e cavaliere);
  • Si può osservare meglio il cavallo, capendo molte cose che dall’alto non si colgono;
  • È un ottimo modo per educare il cavallo e migliorare la comunicazione uomo-cavallo; 
  • La persona impara meglio ad usare il linguaggio del corpo e a farsi rispettare.

Non possiamo pensare, però, di sostituire al 100% il lavoro alla longia a quello sotto la sella (non se il cavallo è un cavallo da sella, che deve essere montato).

 

Ecco il perché: 

Per poter stare in sella, abbiamo bisogno che il cavallo sia in grado di portarci. Ora direte… ma che dice? I cavalli son fatti per portarci e sono grandi e grossi. Quali problemi ci potrebbero mai essere? 

Molti! 

Il cavallo, al contrario di quello che si pensa, NON è nato per portare noi sulla sua schiena. 

Nel punto in cui sediamo noi, la schiena fa una naturale curva verso il basso. Se aggiungiamo il nostro peso è normale che cederà ancora di più verso il basso. Perché pensate che così tanti cavalli soffrono di Kissing Spine? 

 

*Kissing Spine: condizione in cui le vertebre dorsali del cavallo si avvicinano a tal punto da toccarsi e, nei casi più gravi, da attaccarsi l’una addosso all’altra. Ci sono 4 stadi di Kissing Spine. Nei 2 meni gravi la situazione è recuperabile, ma serve un cambiamento radicale del lavoro che faccia sì che le vertebre si allontanino e che la schiena si rinforzi. 

 

Molti pensano che il modo migliore per rinforzare la schiena del cavallo sia proprio il lavoro alla longia. In realtà, se il lavoro sotto alla sella è fatto come si deve e segue il percorso della scala di addestramento (senza saltare alcun passaggio), non c’è modo migliore per creare i presupposti ideali per una schiena sana e forte. 

Chiaramente non basta “montare e basta”. Nel senso che non serve a nulla se stiamo seduti lì e lavoriamo a caso. Se non sappiamo quello che facciamo è, in effetti, meglio il lavoro alla longia. 

 

Ecco i motivi per cui ci serve il lavoro sotto alla sella (fatto come si deve): 

  • Alla longia (semplice/singola) non abbiamo gli aiuti esterni (non riusciamo quindi a lavorare su dirittura e/o riunione;
  • Alla longia non abbiamo un azione confrontabile a quella della gamba (abbiamo degli aiuti in avanti, ma non riusciamo a garantire la TENSIONE SUPERIORE POSITIVA (almeno non come quando siamo in sella);
  • Il contatto è relativo e parziale. Senza redini ausiliarie abbiamo solo quello interno (solo se il cavallo è sufficientemente addestrato da avere la longia agganciata nell’anello interno dell’imboccatura). Con redini di ritorno abbiamo un contatto simile a quello che si crea con la nostra mano (solo simile però); 

 

Alla longia si possono elaborare e migliorare i primi 4 punti della scala di addestramento: 

  1. Ritmo;
  2. Decontrazione,
  3. Contatto;
  4. Impulso. 

 

Manca il 5: Cavallo diritto (senza aiuti esterni non è possibile delimitare la spalla e la groppa all’esterno - non possiamo essere certi che il cavallo si muova sulla traiettoria seguendo gli anteriori con i posteriori e non possiamo provare a correggere eventuali asimmetrie come faremmo con i movimenti laterali dall’alto). 

E manca il 6: Riunione (per poter elaborare la riunione correttamente è necessaria la dirittura). 

La dirittura e la riunione, inoltre, hanno effetti positivi sugli altri punti portando sempre di più il cavallo negli aiuti. Gli step della scala di addestramento sono connessi tra loro. I primi creano le basi per gli ultimi e gli ultimi fanno sì che ci sia ancora più qualità d’insieme. 

L’azione della gamba attiva i posteriori e fa contrarre la muscolatura addominale. Quest’ultima si alza e fa alzare/distendere anche la schiena (le vertebre si allontanano). Distendendosi, il cavallo “esce dal suo corpo/dalla spalla” con il collo e si allunga in avanti, andando in cerca della mano del cavaliere. Trovano un appoggio leggero sull’imboccatura decontrae la mascella e la nuca e l’energia non viene persa, ma ritorna indietro, da dove è stata generata (i posteriori). 

Ecco la tensione superiore positiva ed ecco come la schiena rimane sciolta e come può rinforzarsi. L’alternanza tra contrazione e distensione è ciò che rinforza muscolatura. Se dimentichiamo la parte più importante, ossia la distensione, e lavoriamo sempre solo sulla tensione, succede il contrario. La muscolatura si atrofizza e la tensione diventa contrattura. Le vertebre si avvicinano e la schiena si affossa. 

Una schiena più corta, in generale, è più forte e tende a soffrire meno, ma il movimento risulta meno elastico. 

Cavalli con schiene più lunghe sono difficili da portare alla condizione ideale appena descritta. Essendo lunghi non è facile far portare loro sotto i posteriori. La schiena è più delicata e rischia di soffrire maggiormente. 

Una via di mezzo è l’ideale. Permette di fare un lavoro ideale, è abbastanza resistente e allo stesso tempo garantisce la massima flessibilità. 

 

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